Anche le cose semplici sono complesse, o almeno spesso è così. Forse vale per tutto ciò che facciamo: all’inizio sembra facile, ma poi quando ci mettiamo a lavoro salta fuori che gli aspetti che non avevamo considerato sono molti di più. Se poi quello che dobbiamo realizzare coinvolge cose che non conosciamo o che sono al di fuori del nostro diretto controllo… siamo fritti.
Il livello di complessità, prima quatto quatto, poi sempre più presente, si svela solo al momento di mettere le mani in pasta, e si presenta sempre alto indipendentemente dal genere di lavoro. Per quanto riguarda il mio, che ruota attorno all’informatica, e più precisamente al marketing e allo sviluppo di software, web app e siti web, le cose diventano spesso molto complicate (o complesse, o entrambe!).
Non che questo sia un male, soprattutto se vediamo la cosa come una sorta di sfida, un qualcosa che, per quanto mi riguarda (e sono sicuro che questo valga per tutti quelli che amano il proprio lavoro) mi coinvolge, costringendomi ad auto-infliggermi l’investimento di ore e giorni sullo stesso problema (è bello poi quando sei a letto e alle due di notte ti arriva improvvisamente l’illuminazione, la
soluzione, ma non puoi alzarti e speri di ricordartela l’indomani). Ok, state pensando: e il lato economico? Lasciamo perdere il lato economico, ormai è una sfida, è più importante!
Dicevamo che le cose diventano spesso complicate, come ad esempio con un piccolo software che ho sviluppato recentemente. Il problema che doveva risolvere era abbastanza semplice: il mio cliente aveva la necessità di importare sul suo gestionale gli ordini ricevuti da un marketplace, ma la procedura di scambio dati tra le due parti era incompatibile.
Quindi ho realizzato questo programmino che si mette letteralmente in mezzo: si collega al marketplace, scarica i file contenenti gli ordini degli ultimi giorni e li elabora trasformandoli in un unico file compatibile con le specifiche del gestionale. Dopodiché carica questo file su un sito web, dove il gestionale lo potrà beatamente recuperare a suo piacimento. Semplice, no?
Volevo cogliere l’occasione di questo lavoro per scrivere un articolo un po’ più corposo che sviscerasse passo dopo passo tutte le faccende che ruotano attorno allo sviluppo di un programma. Quindi mi sono messo a scrivere… ero arrivato alla seconda pagina quando mi sono reso conto che ne sarebbero servite decine!
È così che ho realizzato quanto il semplice sia diventato complicato, di quante ore ci ho lavorato e quante cose che non avevo previsto sono venute fuori. Ad ogni modo quello scritto non vedrà mai la luce (al suo posto è venuto fuori questo che state leggendo… accontentatevi!), non è poi così intrigante come credevo (pensate, era noioso anche scriverlo), però poteva essere un modo carino per dimostrare quanto è complesso realizzare anche un semplice programma, ma chi avrebbe letto una cosa lunga, noiosa e magari anche un po’ complicata? (E anche qui ricadiamo sul semplice/complicato).
Non mi rimane che mettermi al lavoro su un altro progetto, sperando di perdermi ancora una volta nelle infinite trame della sua complessità… au revoir!
Andreani R., Cronache di un programmatore, Red Alice, Terminus, 2020.